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MICHELE BORRELLI

IL TRAMONTO DELLA PAIDEIA IN OCCIDENTE

Collana “Metodologia delle Scienze Sociali” 25

Pellegrini Editore, 2013

ISBN 978-88-6822-005-1

Che cosa è rimasto del grande progetto etico della paideia dell’Occidente? C’è ancora un’idea di ragione a cui legare un progetto etico di un possibile futuro o siamo in mano al progresso tecnico e a ciò che Martin Heidegger ha definito oblio dell’essere?

La metafisica occidentale, dalle sue remote origini fino ai nostri giorni, è davvero e di principio e per costituzione nichilistica? Da Nietzsche a Weber, sembra che la volontà di potenza e la tecnica non siano se non il modo in cui si articola il nichilismo odierno, compimento ultimo della storia dell’essere in quanto metafisica ma non in quanto essere.

Se questi sono i presupposti dell’invadenza e inaggirabilità nichilistica della metafisica occidentale, quale paideia è oggi ancora pensabile? Ed è ancora pensabile un ritorno alla domanda originaria del ti esti, se la storia dell’essere è stata ed è tuttora solo ancora storia della metafisica nella sua forma nichilistica, storia di un imporsi sistematico, radicale e totale del che fare piuttosto che del che cosa?

L’Autore mette in rilievo che non è attraverso lo scientismo che la paideia può ritrovare se stessa, che, piuttosto, è l’etica della responsabilità a liberarla dal baratro nichilistico in cui è sprofondata.

What remained of the great ethical project of the paideia of the West? There is still an idea of reason to which to link an ethical project of a possible future or are we completely subordinated to technical progress and to what Martin Heidegger has defined the oblivion of Being?

Western metaphysics from its remote origins up to the present day is really and of principle and for constitution nihilistic? From Nietzsche to Weber, it seems that the will to power and the technique are not, if not the way today's nihilism is articulated, ultimate fulfillment of the history of being as metaphysics but not as being.

If these are the preconditions of the intrusiveness and of the inevitability nihilistic of Western metaphysics, which paideia today is still thinkable? And would a return against the primordial question of the ti esti still be thinkable, if the history of being was and still is only history of metaphysics in its nihilistic form, story of a systematic impose of itself, radical and total impose of what to do rather of what?

The author emphasizes that it is not through scientism that paideia can find back to itself, instead it would be ethical responsibility to free it from the brink of nihilism in which it has sunken.