Prof. Dr. Dr. h. c. mult.
Karl-Otto Apel
Düsseldorf, 15 marzo 1922 – Niedernhausen, 15 maggio 2017
Nato a Düsseldorf (Germania) il 15 marzo 1922,
consegue il Dottorato nell’Università di Bonn nel 1950. Nel 1961 ottiene
l’abilitazione alla libera docenza nell’Università di Mainz. Come
ordinario di Filosofia esercita la docenza dal 1962 al 1969
nell’Università di Kiel; dal 1969 al 1972 nell’Università di
Saarbrücken, finché si trasferisce a Francoforte nell’Università “Johann
Wolfgang Goethe” in cui è professore emerito dal 1990. Più
volte visiting professor in molte università americane e europee, nella
sua lunga e prestigiosa carriera è stato insignito di innumerevoli premi
e riconoscimenti e ha ricevuto più volte lauree honoris causa.
Il 15 maggio muore, nella sua casa di
Niedernhausen in Germania, all’età di 95 anni.
Universalmente riconosciuto come uno dei
filosofi più importanti del nostro tempo, a lui va il grande merito di
aver fondato un nuovo indirizzo di pensiero, la pragmatica
trascendentale, portando all’ultima conseguenza la fondazione dell’etica
del discorso.
Contro lo spirito di detrascendentalizzazione
della filosofia, Apel ha ripreso e sviluppato la riflessione
trascendentale di Kant sulle condizioni di possibilità di validità delle
pretese di verità, confrontandosi, per un verso, con la filosofia di
provenienza metafisico-ontologica, per altro verso con la filosofia
metafisico-coscienzialistica o del soggetto, nonché con le scoperte
ermeneutiche e fenomenologiche che si dimostrano indispensabili anche in
chiave trascendentalsemiotica, così come teorizzata da Apel nell’ambito
delle condizioni delle scienze sociali e spirituali in generale. Il
progetto apeliano di trasformazione-ricostruzione in chiave
trascendentalermeneutica della filosofia kantiana e moderna in generale,
nonché di fondazione ultima della filosofia teoretica e pratica, è un
tentativo di elaborazione di un nuovo paradigma, di un terzo paradigma
dellaphilosophia prima, successivamente ai paradigmi di Aristotele e di
Descartes, sulla base di un’impostazione strettamente
pragmatico-trascendental-linguistica o appunto semiotica.
Di Apel ha scritto Habermas: “Ciò che ci legava
a lui è il fascino che ha lasciato in molte generazioni di studenti, il
suo modo non-seduttivo, non-coattivo, il fatto, cioè, di incorporare
nella sua persona la stessa filosofia”.
Il principio della pragmatica universale o pragmatica (linguistica) trascendentale si basa sul discorso come condizione quasi-trascendentale di possibilità di riscatto delle pretese di validità dell’argomentazione. Il termine apeliano di pragmatica marca quindi il fondamento riflessivo di validità dell’inaggirabile discorso argomentativo. Ciò rende immune sia da ricadute in semplici contingentismi sul modello per esempio di Rorty, sia da ermeneutiche sempre ancora storicistiche sul modello per esempio di Heidegger o Gadamer.
Tra le sue opere,
tradotte in italiano: Comunità e
comunicazione (1977); L’idea
di lingua nella tradizione dell’umanesimo da Dante a Vico (1975); Etica della comunicazione (1992); Discorso, verità, responsabilità. Le ragioni della fondazione: con
Habermas contro Habermas (1997); Lezioni
di Aachen e altri scritti (2004); Cambiamento di paradigma. La ricostruzione trascendentalermeneutica
della filosofia moderna (2005); Ermeneutica e filosofia trascendentale in Wittgenstein, Heidegger,
Gadamer, Apel (2006).