Il Centro Filosofico Internazionale
Karl-Otto Apel (Onlus) ha promosso e organizzato un importante
dibattito sul libro «Fratelli di
sangue» con la presenza degli autorevoli Autori, Nicola Gratteri
e Antonio Nicaso (collegato in videoconferenza dal Canada).
La conferenza si è svolta presso la
Sala Congressi del Grand Hotel delle Terme (Acquappesa) in
presenza di un numeroso pubblico, costituito in gran parte da
studenti e insegnanti.
L’organizzazione della manifestazione
ha visto coinvolti la parrocchia e il comune di Acquappesa,
rispettivamente rappresentati dal
parroco don Giacomo Minervino e dal sindaco Saverio Capua, nonché rappresentanti di scuole
ed istituzioni del territorio: Franca Muglia, referente per la
legalità del Liceo Classico-Scientifico di Cetraro; Franco Perre
per l’Istituto Tecnico Statale per il Turismo di Acquappesa; gli
alunni dell’ITT di Acquappesa, autori di un Cortometraggio dal
titolo: “Il bivio della vita”; Mirella Mannarino, dirigente del
“Laboratorio Sperimentale G. Losardo” (Cetraro), promotore di un
Cortometraggio dal titolo “Padre Coraggio”; l’Associazione
Università Libera Popolare “Nicola Carrozzino”, con il suo
presidente Emilio Sciammarella.
Presenti anche appartenenti alle
Forze di Polizia e Corpi di Polizia Municipali e dell’Arma dei
Carabinieri della zona.
Un ringraziamento speciale per il
sostegno alla manifestazione
all’Amministrazione comunale
di Acquappesa.
Sono intervenuti l’Editore Walter
Pellegrini e il Vice Presidente del Consiglio regionale della
Calabria Roberto Occhiuto.
Ad introdurre e moderare il dibattito
è stata la giornalista Antonella Alvaro.
Oratore ufficiale del dibattito il
Professor Michele Borrelli, ordinario di Pedagogia generale all’Unical,
filosofo e pedagogista di grande competenza, presidente del
Centro filosofico promotore della manifestazione.
Risorsa preziosissima l’Autore,
presente in sala, Nicola Gratteri, protagonista fra i più
esposti nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata
e
fra i più qualificati esperti internazionali in materia, ha
letteralmente conquistato il numeroso pubblico intervenuto per la
chiarezza espositiva e la capacità di presentare un argomento
così delicato e complesso in modo facilmente comprensibile per
un pubblico molto vasto in prevalenza composto da ragazzi, famiglie e insegnanti.
La conferenza-dibattito del 4
giugno scorso si pone come momento di riflessione, fortemente
voluto dal Centro Filosofico Internazionale Karl-Otto Apel e dalla
parrocchia di Acquappesa e le scuole e le istituzioni del
territorio,
per rafforzare la discussione filosofica e pedagogica rispetto
alla involuzione sociale e al diffuso senso di spaesamento
provocati dalla criminalità organizzata in Calabria.
La criminalità organizzata
calabrese ha sferrato un duro attacco al fondamento e alla
struttura stessa della società calabrese con ricadute in termini di degenerazione sociale e di
crisi di ordine politico.
Per intensificare l’attività di
promozione di una cultura della legalità su tutto il territorio
e far maturare coscienza critica viva e partecipata, l’onorevole
Roberto Occhiuto ha evidenziato, nel corso del suo intervento, la
necessità di sostenere iniziative editoriali di questo tipo
volte a favorire la conoscenza delle dimensioni del fenomeno
criminale calabrese e la sua costante espansione.
Solo una corretta opera di
conoscenza, e dunque un’azione di prevenzione sul territorio e
nelle scuole, può infatti rompere il cerchio di paura, remore,
violenza, omertà, complicità, che circondano questo tragico
fenomeno.
Parole di esortazione a sostenere la
Magistratura nella difficile lotta contro la mafia sono state
pronunciate da don Giacomo Minervino, il quale ha sottolineato
come la comunità ecclesiale è impegnata a tutti i livelli contro la
mafia. Ha ricordato, al riguardo, uno dei martiri della
lotta alla mafia, Padre Giuseppe Puglisi, sacerdote siciliano
che nel giorno del suo 56mo
compleanno venne ucciso dalla mafia. E a questo proposito ha riportato alla memoria le
parole di Giovanni Paolo II, rimaste indelebili nelle nostre
menti, pronunciate nel 1993 nella valle dei templi di Agrigento:
“Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”, nonché l’intervento deciso di Benedetto XVI diretto contro i
trafficanti di droga durante una sua recente visita presso una
comunità di recupero in Brasile: “Dio vi chiederà conto
di tutto il male che avete fatto a una moltitudine di giovani!”.
Una proposizione del filosofo e
pedagogista Michele Borrelli ha precisato e amplificato la sfida
educativa che risiede nel libro in questo modo: “Il lavoro
straordinario, coraggioso di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso è
un segnale forte, fortissimo che noi dobbiamo accogliere, fare
nostro e portare avanti nella lotta all’illegalità, alla
violenza, alla criminalità”.
“Detto in altri termini – ha spiegato
il filosofo – noi stiamo drammaticamente registrando la
bancarotta del principio della legalità”.
È necessario e urgente ridare un
nuovo profilo etico a questo principio. È qui che Borrelli
individua uno dei fondamentali itinerari di lettura del libro.
In questo contesto il relatore ha dichiarato:“Vivere la legalità
è un principio ed un impegno; è un atteggiamento anche e forse
soprattutto mentale. Dove questo principio viene meno, avanza
l’indifferenza; l’indifferenza verso la criminalità si traduce
in omertà, in ultima analisi in accettazione; l’accettazione
diventa convivenza. Si diventa Fratelli di sangue. Dove
regnano l’indifferenza e l’omertà, la criminalità può
organizzarsi e fiorire, può espandersi, rafforzarsi e
trasformarsi appunto in quella fonte distruttiva che scardina
dalle fondamenta i princîpi
della convivenza civile e della democrazia”.
“La battaglia contro la criminalità
organizzata – ha dichiarato – è una questione che deve
riguardare tutti i cittadini. Non serve solo tematizzare le
domande: dov’è lo Stato? Dov’è la giustizia?”.
Borrelli ha evidenziato che si deve
piuttosto mettere alla prova noi stessi e chiedersi: “dov’eri tu
quando la criminalità si organizzava e bussava alle tue porte?
Dov’eri tu quando tuo figlio entrava in questa o quell’altra
organizzazione di criminali? Perché hai vissuto nell’omertà e
convivi tuttora con e nell’omertà? Nessuno può sfuggire
all’appello che la legalità deve essere difesa da ognuno di noi
e non solo dalle forze dell’ordine”.
Il relatore ha invocato in proposito
un quadro unitario di obiettivi per i docenti e tutti i
formatori, facendo emergere l’enorme mole di lavoro a cui “sono
chiamate le scuole di ogni ordine e grado e nuovamente la fatica
quotidiana, incessante e logorante degli insegnanti”. “Fatica –
ha precisato Borrelli – che molti misconoscono, non vedono e
sottovalutano”.
In questa mole di lavoro prosegue
“sono chiamati in causa gli studenti, i giovani, le famiglie, la
Chiesa. È chiamata in causa l’educazione. Tutta l’educazione.
Educare al principio della giustizia, educare alla legalità, è
un lavoro pedagogico, è un lavoro didattico”.
È importante che chi lavora nei
settori educativi si impegni a perseguire l’educazione ai valori
della legalità, al rispetto degli altri e della cosa pubblica.
Borrelli ha, perciò, rivolto un appello accorato anche e
soprattutto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
“So bene – ha affermato – quanto
siano sensibili i docenti nelle scuole; so che l’educazione alla
legalità è un tema forte nelle scuole. Ed è un tema, colleghe e
colleghi, che deve rimanere forte e dobbiamo ulteriormente
rafforzare”.
Il relatore ha ringraziato l’Autore
del libro Nicola Gratteri “per l’illuminante lavoro, per la sua
presenza nel territorio di Acquappesa, per la discussione che
permetterà di avviare con lui in questa nostra terra di Calabria,
tanto bella ma tanto bisognosa di essere difesa e protetta dalla
criminalità organizzata e dalla invadente illegalità che grava
sul futuro nostro e su quello delle generazioni future”.
Ha, inoltre, elogiato l’intraprendenza
dell’Editore Walter Pellegrini, sempre sensibile al tema delle mafie e
‘ndranghete, esortandolo a favorire la diffusione di studi di
questo genere.
A questo proposito Borrelli ha
precisato: “Abbiamo bisogno di lavori, di segnali del genere se
vogliamo portare avanti lo sviluppo culturale e, quindi, anche
politico ed economico nella nostra terra di Calabria”.
Il relatore ha, infine, terminato la
sua relazione condensando il difficile momento storico che sta
vivendo la Calabria con la seguente esortazione:
“Non possiamo e non vogliamo
consegnare ai nostri figli, alle generazioni future, una
Calabria della ‘ndrangheta”.
Francesca Caputo